Il sacro rito della semina del grano
Dopo aver a lungo e dettagliatamente studiato, sui sacri testi, il modo per seminare un campo a grano, con semi biologici e con tutti gli accorgimenti ed i riguardi della semina naturale di Masanobu Fukuoka che praticava la filosofia del "non fare", del "lasciar fare", " ... i contadini non producono il cibo della vita. Soltanto la natura ha la capacità di creare qualcosa dal nulla e gli agricoltori possono esclusivamente farle da assistenti..." Giovanni e Marco hanno fissato la data fatidica per il 23 di ottobre scorso: appuntamento per tutti coloro che erano coinvolti in questo evento, anche se con compiti assai diversi, per le nove e trenta sul campo.
Il clima piacevole, caldo e sole come in una splendida
giornata di fine settembre, rendeva gli animi allegri e ben disposti; arrivando sul vialetto che conduceva ai campi
già Alessio e Roberto erano impegnati nella raccolta delle ghiande
che avrebbero dovuto seminare a lato del campo come da disposizione di
Giovanni e secondo il principio di Fukuoka, che
biodiversità è ricchezza; più’ avanti il gruppetto degli addetti ai
lavori, Giovanni, Marco e Mohammed stavano ancora accordandosi su come
procedere.
Ci siamo aggregati con le macchine fotografiche a tracolla
perché non era certo possibile perdere un avvenimento di quella portata.
Eccoci finalmente giunti sul campo di erba medica destinato
alla semina del prezioso grano; ci hanno spiegato che il programma era di
sperimentare due diversi tipi di semina : si sarebbe seminato tra l’erba alta circa trenta centimetri e dopo la semina, in una metà soltanto del campo si sarebbe tagliata l’erba in modo che lo sfalcio proteggesse i chicchi
di grano dalle incursioni degli uccelli.
Marco e Mohammed
cercavano di fare amicizia con una seminatrice che poteva avere quasi un secolo
di vita, mentre Giovanni sorvegliava i lavori con la stessa emozione di un
padre che attende fuori dalla sala parto la nascita del suo primogenito.
Quando la seminatrice è stata riempita e Marco e Mohammed
sono partiti, io, Raffaella, Luisa e Angelo, che ci aveva nel frattempo
raggiunto, abbiamo cercato di immortalare da tutte le angolazioni possibili questo
rito che si stava svolgendo davanti ai nostri occhi curiosi.
Tutto si ripeteva uguale, un giro di campo fino a ripassare
davanti a noi e poi di nuovo i seminatori si allontanavano per poi ritornare da
noi , riempiendo nuovamente la seminatrice quando i semi stavano per finire.
Giovanni controllava che i sacchi di grano potessero bastare
per tutto il campo e sorvegliava a distanza il percorso dei due seminatori che
camminando tra l’erba medica, ancora irrorata dalla brina mattutina, erano inzuppati fino alle ginocchia, ma cantavano e
ridevano, per l’entusiasmo di questa
avventura strana che stavano vivendo.
Come programmato in precedenza, al termine della semina, a
turno Mohammed e Marco hanno proceduto al taglio di circa metà del campo…….a
questo punto il lavoro più grosso era fatto.
Mi sono distratto un attimo a guardare il sole che da
dietro un pioppo creava giochi di luce
con le foglie che vibravano mosse da una leggerissima brezza …... e quando mi
sono girato nuovamente verso il campo ho visto una scena che non ho subito
capito : Giovanni era in ginocchio tra l’erba e sembrava che si avvicinasse con
la testa alla terra e io ho pensato che la stesse religiosamente ringraziando
per aver accolto la semina, ma poi mi sono reso conto che in realtà stava
controllando lo stato dei suoi semi, se erano caduti in quantità sufficiente e
se lo sfalcio di erba medica assolveva al suo compito di protezione.
Era il momento di seminare, ai bordi del terreno le ghiande e Alessio e Roberto, che le avevano
raccolte con cura, con altrettanta attenzione e assai compresi nel loro ruolo, le hanno distribuite con
precisione lungo tutto il lato lungo.
Finita anche questa operazione, Giovanni
ci ha chiesto di trasferirci in un’altra zona dove crescevano enormi cespugli
di rosa canina per raccogliere le rosse coccole che sotto il sole brillavano
come corallo.
Con l’allegria che la giornata ci aveva donato, ancora
scaldati dagli ultimi raggi di sole, ci siamo avviati a piedi dietro la jeep
rossa di Giovanni che ci indicava il luogo della raccolta e scherzando su tutti
gli avvenimenti delle ore precedenti, in poco tempo abbiamo riempito due ceste
di coccole e ritornando al campo della semina, mentre il sole scendeva alle
nostre spalle, eravamo soddisfatti di quella giornata e vivevamo già
nell’attesa che i semi gettati nella terra iniziassero il loro percorso verso
una nuova vita.
Di nuovo Alessio e Roberto hanno avuto il compito di
distribuire le coccole lungo il bordo del campo seminato e anche questa volta
sono stati precisi e attenti.
Per quel giorno il lavoro era finito e radunati tutti gli
attrezzi intorno alla jeep di Giovanni siamo rimasti a chiacchierare
piacevolmente come fosse difficile separarci dopo aver condiviso le tappe di un
rito sacro.
Infine siamo riusciti a salutarci e ad avviarci ognuno verso
l’auto, mentre il sole spariva ormai dietro l’orizzonte e sono certo che anche
lui aveva partecipato e illuminato con grande gioia i gesti rituali dei seminatori.
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