lunedì 2 luglio 2012

Un’ora a Malibù

Seduto a un tavolino, sulla terrazza in legno di un lido, costruito come una palafitta sulla sabbia, osservo le crepe delle travi dipinte di bianco che sostengono il soffitto; i tavolini che arredano l’interno non sono che vecchi tavoli da cucina di fogge varie, ma rigorosamente quadrati, alcuni hanno ancora un cassetto con pomolo di vetro a forma di fiore, alcuni hanno gambe rotonde, altri quadrate, alcuni grandi, altri più piccoli, tutti però riverniciati di bianco, anche se in alcuni punti la salsedine ha scrostato la vernice ed ha creato curiosi ricami col colore azzurro sottostante;  il pavimento è fatto di lunghe tavole di legno che scricchiolano un po’ quando ci cammini sopra.
Alle travi del soffitto sono appese tante piccole gabbie di forme e dimensioni diverse e immagino che i rispettivi abitanti una notte, ad un segnale convenuto, abbiano  aperto gli sportellini e siano volati via verso il mare e la libertà e non abbiano più fatto ritorno ……. ed ora le loro gabbiette sono rimaste a testimonianza di questo atto di ribellione .





 

La brezza leggera che arriva dal mare, le fa oscillare e per un momento, seguendo la loro danza ritmica, credo di non ricordare più dove sono, forse sono approdato sulla spiaggia di Malibù ed ora sono seduto nel giardino di una di quelle vecchie case di legno costruite sul mare, quelle case di legno bianco con la staccionata ed il cancelletto attraverso il quale si accede direttamente alle bianche dune su cui crescono cespugli che proiettano verso il cielo i loro lunghi steli e che sembrano l’esplosione di un fuoco d’artificio.
Una vecchia casa sulla spiaggia di Malibù…..è sempre stato un mio sogno segreto…… anzi, non tanto segreto ……..lo dicevo spesso un tempo, in realtà non ho mai nemmeno visto Malibù se non nei film degli anni settanta.








 
Sulla mia testa un gruppo di gabbiani si rincorre verso il mare e le loro grida sono concitate, si stanno comunicando qualche cosa di importante…… a volte il loro verso ricorda le risate di un gruppo di comari che stanno spettegolando, altre volte il miagolio di un gatto in amore, il pigolio di un pulcino affamato, il vagito di un neonato…… forse vivendo così a stretto contatto con gli umani hanno imparato ad imitare le loro voci e le loro emozioni.
Mentre seguo i miei pensieri che rincorrono i gabbiani verso il mare, un piccolo passero plana delicatamente sul mio tavolo;  saltella e si avvicina per attirare la mia attenzione, ora balza sulla copertina del libro di Tabucchi che ho appena finito di leggere e guarda con curiosità l’immagine che vi è stampata di un uomo che abbraccia una donna nascosta sotto un cappello di paglia e non si vedono i loro visi, ma soltanto le braccia di lui che stringe lei…… poi apre il becco e mi guarda, sono certo che mi sta chiedendo qualche cosa da mangiare, ma la ciotola dell’  insalata orientale con ananas, avocado e mela verde è vuota, non è rimasta nemmeno una briciola di pane…….. lo guardo e gli dico che non ho nulla da dargli e lui mi capisce, chiude il becco sconsolato e vola a terra, dove qualche briciola la può sempre trovare tra le fessure delle assi.
Ricordo di avere letto una volta, lo scritto di qualcuno, di cui mi sfugge il nome, che sosteneva l’importanza di questi brevi  “ incontri “ con altri esseri  viventi, piante, fiori, animali, in quanto ci lasciano un messaggio;  io credo sia vero, forse c’è molto di più in uno scambio di sguardi come questo che nell’incontro con alcuni “ esseri umani “, mai così distratti come in questo momento  da loro stessi  e dai loro mezzi di “ comunicazione “ tutti persi nei loro telefonini orchestra sinfonica, o negli i pod, i pad e tablet,  da non aver più tempo di comunicare direttamente “ dipersonapersonalmente “ ……… come quella coppia seduta qualche tavolo più in la del mio, dove lei sta parlando concitatamente al cellulare con un’amica, penso, e sta raccontando di come la sera precedente hanno mangiato da dio, pesce freschissimo e vino bianco ghiacciato, poi finito con birra stupenda e poi in discoteca, quella fichissima sul molo dove c’era un  DJ che era stato per anni al Billionaire, ed erano poi rientrati alle cinque fatti come dei “ copertoni “, mentre il suo compagno….. ma poi compagno di che cosa ?..... sta fumando e ridendo, ovviamente via etere, con qualcuno che sta invitando per la sera a casa di Ciccio per una cena da sballo tutta a base di pesce crudo e champagne e poi si vedono, sul terrazzo, le diapo dell’ ultimo viaggio che ha fatto a Dubai con la Fede.









 
Ora la mia attenzione cade sulla vetrata alla mia sinistra, attraverso la quale si vede all’interno, ma facendo un gioco di messa a fuoco si può vedere la spiaggia e il mare alle mie spalle……….. e mentre sono a fuoco sul mare mi sembra di intravedere una figura che conosco…… ma certo è la Venere del  Botticelli che con grazia e leggiadria sta uscendo  dalle acque e ruotando la testa fa oscillare nel vento i lunghi capelli biondi che ancora bagnati aderiscono al seno proteggendolo dagli sguardi indiscreti, mentre con una mano trattiene un’altra ciocca sulle nudità del pube….. mi sembra di sognare, ........ ma è proprio lei e sta avanzando verso di me, ma quando è a pochi passi dalle mie spalle, una folata di vento più forte confonde i suoi colori che si sciolgono e colano a terra come un acquarello colpito dalla pioggia…….. mi volto di scatto per vedere cosa sia successo,........ ma di Venere più nessuna traccia…… solo una macchia di bagnato sulle tavole di legno.
                                                                                        
                                                                                                                 Uber P.





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