martedì 4 settembre 2012

La fine del mondo.
Un vecchio scritto riemerge dal fondo di un  cassetto.



Tornando dal mercato dell'antiquariato, sto pensando come potrò risistemare il piccolo scrittoio che ho appena acquistato, è in ottime condizioni, di noce inizi novecento, qualche piccola bruciatura di sigaretta sul piano, uno stile molto semplice.
Mentre cerco faticosamente di farlo uscire dal bagagliaio dell'auto, l'inclinazione eccessiva fa scivolare uno dei tre cassetti, e le carte contenute cadono in terra.
Le raccolgo e vedo, tra fogli ingialliti dal tempo, una pubblicità dell'idrolitina, un invito ad una mostra di acquarelli ed una busta strappata, da cui escono alcuni fogli protocollo un po' stropicciati.
Non appena possibile apro con curiosità la busta e ne esamino il contenuto, penso che forse lo scrittoio apparteneva ad un insegnante di lettere e questi sono vecchi temi dei suoi alunni.
In realtà i fogli protocollo sono soltanto due, gli altri sono pagine di un quaderno su cui sono scritte, in bella calligrafia, alcune poesie.
Sul primo foglio protocollo, che ne contiene all'interno altri due, leggo la data, la classe, il nome dello studente e il titolo del tema:
4 maggio 1965    classe IV B, tralascio il nome dell'allievo per ovvi motivi, tema libero.
Quindi si tratta di una quarta ginnasio, il primo anno di un liceo classico, questo ragazzo doveva  avere tra i 14 e i 15 anni e ora circa 62 o 63 anni.
Questo pensiero produce in me una grande curiosità e mi accingo a leggere lo scritto, molto lungo in reltà per essere un tema, non senza una certa emozione:


" E' una giornata di luglio più calda del solito, molti hanno cercato scampo alla canicola insopportabile, rifugiandosi tra i boschi dei vicini monti.
Molti, ancora al lavoro negli uffici e nelle fabbriche, si trascinano a fatica ansimando e sbuffando,terribilmente innervositi, mentre la temperatura, sempre in aumento, li impaccia e impedisce a ciascuno di svolgere il proprio compito.
Le strade sono semideserte, le finestre completamente chiuse nel vano tentativo di impedire alla luce del sole, di penetrare dentro e di arroventare ogni cosa.
Tutti i termometri segnano quaranta gradi all'ombra; mai temperatura simile è stata segnalata alle nove del mattino.
La radio dice che nemmeno i metereologi si sanno spiegare un fenomeno così strano.
Le autorità sono preoccupate, si cerca di prendere precauzioni contro qualche cosa di non ben conosciuto, che potrebbe accadere da un momento all'altro.
Intanto la temperatura sale, 42°- 43°- 44°, alle 10,30 ha già raggiunto la strabiliante quota di 45°.
Improvvisamente il cielo diventa di un cupo rosso sanguigno e la terra ne diventa lo specchio, mentre l'aria si fa tesa, immobile.
Entra questo bagliore nelle case da ogni fessura e riflettendosi sugli oggetti, mostra agli occhi di tutti una visione terrificante.
A tale vista molti sono presi dal panico e cominciano ad agitarsi, a scendere spaventati nelle strade, come impazziti;
gli uni seguono l'esempio degli altri e in pochi istanti, per una voce corsa tra la gente : " il terremoto !! la fine del mondo!! " le strade sono affollate di gente che corre da ogni parte.
Ma ecco che a poco a poco il cielo scolorisce e prende rapidamente un colore biancastro, mentre il sole scompare coperto da una fitta nebbia.
Quand'ecco appare all'orizzonte e si distingue sempre più chiaramente, una sorgente di luce giallastra che si spande come una goccia d'olio; in pochi brevi istanti, il cielo riflette sulla terra il suo bagliore giallastro, dando a tutto il mondo un aspetto allucinante e fantastico.
I monti circostanti  coi loro alberi e le loro cime dentate, sembrano incombere con le loro ombre possenti, su tutti gli esseri viventi;
il mare è furioso e come impazzito non vuole più rimanere nei suoi confini naturali. Ogni oggetto e ogni persona, immersi in quella luce, assumono un aspetto allucinante e mostruoso.
Improvvisamente, alla situazione ormai caotica, si viene ad aggiungere un altro avvenimento orribile : il cielo comincia a tuonare, ma in modo insolito; i tuoni sembrano voci urlanti e questo rumore assordante che cresce di potenza a ogni istante, mette il terrore nel cuore di tutti, assieme alla certezza che qualche cosa di spaventoso sta per accadere.
Molti non resistono alla paura e impazziti dal terrore salgono sui davanzali delle finestre, sui cornicioni, sui tetti e con grida di disperazione si abbandonano nel vuoto, sperando di togliersi in questo modo a quella che sta per essere una catastrofe.
Ora le strade brulicano di gente uscita di casa semivestita, di mariti che cercano le mogli, di madri terrorizzate che stringono al seno un loro piccino e con un braccio ne tengono ben saldo un altro, mentre corrono disperatamente tra la folla, ma dove neppure loro lo sanno.
Sugli occhi sbarrati di tutti si legge un angoscioso terrore.
Molti, inginocchiati ai lati delle strade, pregano e piangono disperatamente, mentre sempre aumentano i lamenti, le imprecazioni, le grida disperate.
Ma ecco che un nuovo avvenimento, ancora più orribile si presenta agli occhi degli uomini: si vedono apparire all'orizzonte delle chiazze grigiastre che avanzano velocemente verso la terra, mentre un sibilo acutissimo corre per il cielo; c'è chi dice che sono i marziani che vengono per distruggere la terra e altri dominati e vinti ormai dal terrore, sono rimasti muti e insensibili a tutto ciò che accade, avanzano lentamente con gli occhi sbarrati tra la folla che correndo li urta da tutte le parti, li travolge e li trascina con se.
Più questi corpi celesti si avvicinano alla terra, più cresce la certezza che non saranno certo i marziani, ma che certo qualche essere di un altro mondo si sta avvicinando.
Ecco ora che questi dischi si appoggiano al suolo; la gente indietreggia piano piano, ammutolita dal terrore, ma poi queste masse luminose si schiudono e appaiono degli esseri strani, vagamente rassomiglianti agli uomini; a questa vista esplode nuovamente il panico e la gente comincia a correre mentre questi mostri avanzano sbucando da ogni parte.
Vi sono dischi luminosi ovunque, ne sono atterrati centinaia di migliaia; i mostri che ne sono scesi hanno un sembiante stranissimo: sono altissimi e non hanno braccia, ma dalle spalle spuntano delle lunghe dita metalliche che terminano con aguzzi uncini; le gambe sono cortissime e alla base non ci sono i piedi, ma bensì due blocchi rotondi di una lucentezza metallica; la testa pure allungata, presenta dei fori da ogni lato.
Uno di questi mostri, più grande di tutti, si alza sulla piattaforma a parlare con una voce tonante che riecheggia per tutto il cielo, mentre la gente è stupita nel sentire che parla la sua stessa lingua:

- noi siamo le potenze divine, Egli ci manda per distruggere la terra malvagia e corrotta, per distruggere quella cosa che Lui stesso aveva creata per voi e che non avete saputo usare saggiamente.
Dalle rovine del vecchio mondo ne sorgerà uno nuovo e due sole persone resteranno a continuare la vita. -

Dette queste parole, risale nel disco e gli altri ne seguono l'esempio.
Ora sono nuovamente tutti in movimento, mentre si riaccende il sibilo assordante.
Ma ecco che appena gli aerei astrali sono in cielo, un boato fa tremare la terra; la gente si volge e vede con orrore, le montagne circostanti sgretolarsi, abbassarsi e tra un nugolo di polvere scomparire come inghiottite da cavità sotterranee.
Ora anche la terra si spacca e si screpola ovunque e appaiono immense voragini, le case si spaccano e mostrano i loro interni quindi precipitano tra un rovinio di calcinacci polverosi, le strade spalancano immensi baratri e inghiottiscono case, uomini, macchine e ogni altra cosa.
Un tuono impressionante squarcia il cielo che si sta facendo nero cupo e mentre continua il boato della distruzione della terra, dal cielo comincia a scendere una fitta pioggia; ora la terra non è altro che un insieme di crepe che vanno allargandosi e inghiottendo a poco a poco tutto quanto;
gli ultimi superstiti si lasciano inghiottire urlando di disperazione nelle fenditure che si aprono sotto i loro piedi, oppure vengono travolti da ingenti masse di calcinacci, alberi e rottami, mentre scroscia la pioggia.
In pochi minuti la terra è ridotta a una massa di rovine; ma ecco che un nuovo boato, ancora superiore ai precedenti, accompagna l'arrivo delle acque, il mare è uscito dalle sue sedi e dilaga ovunque.
Gli immensi cavalloni coprono tutto e l'acqua penetra nelle crepe, viene assorbita e in pochi istanti la terra appare una massa uniforme di fanghiglia.
Ora non esiste più nulla, ovunque regna infinito ed immenso il silenzio;
Il mondo che fu è sepolto sotto centinaia di metri di fanghiglia.
Soltanto in mezzo a questa massa affiora una piccola altura di terra soda e sopra ad essa due corpi piangono e si abbracciano, mentre nel cielo buio appare un punto luminosissimo:
è l'occhio di Dio che guarda l'uomo e la donna. "

Ho tralasciato volutamente le correzioni e le sottolineature dell'insegnante perchè preferisco lasciare la spontaneità, gli errori e le ripetizioni di un quindicenne preso dall'emozione che sta esprimendo.
Chissà che uomo sarà diventato, se avrà amato, sarà stato compreso, amato, se avrà avuto una vita felice e piena di soddisfazioni, se avrà scritto altre cose, di cosa si sarà occupato e se avrà raccontato fiabe  ai suoi figli e ai suoi nipoti;
vorrei un giorno poterlo incontrare e parlargli.















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