Borghi medioevali e fortilizi.
2 - La rocca dei Bentivoglio a Bazzano.
Nell'Appennino a sud-ovest di Bologna ha sede Bazzano, dominata
dall'imponente Rocca dei Bentivoglio (o Matildea) le cui origini
risalgono a data incerta, ma sicuramente, a dispetto della
leggenda che la vuole costruita da Matilde di Canossa, anteriore al Mille ( nel periodo in cui in
tutta l'area padana sorgevano castella o castra in difesa dalle invasioni
barbariche). Nel 1038 il Vescovo
di Modena Guiberto concede in enfiteusi il castello e la chiesa di Santo
Stefano al Marchese Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, la quale lo
riceverà in eredità all'età di nove anni. Morta Matilde senza eredi il castello
torna a Modena.
Le prime mura della fortezza vennero
costruite nel 1218. Nel corso del Duecento la Rocca viene assediata dai
Bolognesi per ben due volte: nel 1228 con risultato negativo e nel 1247, quando
invece i Bolognesi riuscirono ad espugnarla, pare per un tradimento, e diedero
ordine di demolirla completamente facendo trasportare le pietre a Monteveglio,
dove furono utilizzate per una casa torre destinata ai funzionari bolognesi di
quel borgo. La fortezza fu in seguito ricostruita da Azzo VIII d'Este tra il
1296 e il 1311.
Nel 1317 venne ricostruito anche il
cassero posto sulla porta d'ingresso delle mura, l'attuale torre dell'orologio.
Dopo il 1371 i marchesi d'Este ampliarono le mura della Rocca (la porta
d'ingresso di queste nuove mura è da identificarsi probabilmente con l'arco
posto alcuni metri più in basso del cassero scendendo verso il paese
(l'ingresso sud, dal quale passano le auto, risale invece a fine '800, quando
venne costruito l'attuale cimitero).
L’aspetto attuale del fortilizio risale però
all’epoca rinascimentale, quando Giovanni II Bentivoglio lo trasformò in
“delizia” signorile destinata alle vacanze in campagna. Alla metà del ‘400
infatti, quando le nuove tecniche di assedio e l’utilizzo delle armi da fuoco
resero obsolete le strutture della Rocca, fu Giovanni II Bentivoglio a
riceverla in dono.
Dell’antico nucleo oggi rimangono
solo la torre sul lato sud e l’ala attigua. Al corpo trecentesco vennero
aggiunte tre ali a creare un cortile interno e la facciata del castello venne
ingentilita da affreschi ora non più conservati, mentre è ancora in più punti
visibile la struttura muraria costituita da filari alternati di ciottoli e
mattoni. Anche i merli a coda di rondine, posti al di sotto della copertura,
costituirono un richiamo alla passata funzione di fortezza del palatium.
Di notevole interesse risulta
invece quanto rimane delle pitture parietali delle sale, in buona parte
restaurate: costituiscono un’importante testimonianza della temperie artistica
e culturale bolognese di epoca bentivolesca, sopravvissuta alle distruzioni ad
opera della furia popolare seguite alla cacciata dei Bentivoglio nel 1506.
Nelle sale a piano terra si possono osservare alcuni stemmi a tempera,
raffiguranti gli emblemi dei Bentivoglio (la sega rossa a sette denti) e della
celebre dinastia milanese degli Sforza (l’onda bianca e azzurra e il drago con
un uomo in bocca), che ricordano il matrimonio di Giovanni Bentivoglio con
Ginevra Sforza. Le iniziali “Ms Zo” rinviano allo stesso Giovanni Bentivoglio
(”Messer Zoane”). La Sala dei Giganti, la maggiore della Rocca, presenta
una partitura architettonica di colonne, entro le quali sono inquadrati
paesaggi (forse di Bazzano e di altre terre dei Bentivoglio) e grandi figure di
armati con gli stemmi dipinti sugli scudi. Le figure armate testimoniano, in
alcuni particolari, “ripensamenti” e correzioni dei soggetti che devono essere
state effettuate nel giro di pochi anni (uno dei Giganti ha infatti tre gambe e
tutti hanno due scudi, con insegne leggermente diverse, che comunque non
dovevano essere visibili contemporaneamente). Sul lato sud della sala è
presente (sovrapposto) un centauro meccanico di stile futurista, dei primi del
‘900, tracciato al carboncino.
L’adiacente Sala del Camino,
come le altre sale decorate, ha invece una decorazione che crea un effetto “a
tappezzeria” con i motivi che continuano anche a cavallo degli spigoli senza
interruzione. In particolare presenta un motivo decorativo dell’arma
bentivolesca inquartata con quella degli Sforza, racchiusa da una collana di
perle entro una cornice quadrilobata a nastro. La stessa decorazione è ripresa
nella successiva Sala del Pozzo Casini, dove però le pareti sono state
quasi completamente ridipinte dai restauratori intervenuti nella Rocca negli
anni '30 del nostro secolo, i quali hanno cercato di restituire l’originale policromia
anche al soffitto ligneo.
Procedendo sul ballatoio esterno,
si accede alle due ultime sale dipinte: la Sala dei Ghepardi e la Sala
delle Ghirlande. La prima è decorata dal motivo a tappezzeria del ghepardo,
entro una cornice di melograni, che regge un cartiglio con il motto “per
amore tuto ben volgo soferire” (riferito alle millantate origini del
capostipite dei Bentivoglio). La leggenda vuole infatti che fosse figlio
illegittimo di Re Enzo, prigioniero a Bologna che, alla sua vista, proferì la
frase "ben ti voglio". Nella Sala delle Ghirlande, le pareti presentano
lo stemma dei Bentivoglio inquartato con quello primitivo degli Sforza, entro
losanghe di rami di ginepro intrecciati. Ginevra era figlia di Alessandro
Sforza signore di Pesaro, fratello di Francesco signore di Cotignola. A
richiamare tale parentela è il leone rampante in oro su fondo blu, che regge
tra le zampe un ramo di mele cotogne. In questa sala, sotto al coronamento a
cornice delle pareti, le iniziali di Giovanni Bentivoglio si alternano a quelle
“MA ZA” (Madonna Zinevra), ovvero dell’amata moglie Ginevra Sforza dalla
quale Giovanni ebbe undici figli.
Oggi gli ambienti della Rocca
ospitano il locale Centro Musica (ovvero la Mediateca Intercomunale) ed è sede
della Fondazione Rocca dei Bentivoglio. Nella Cantina invece (ove sono
visibili le antichissime fondazioni del castello) è allestito il Punto
informativo dei prodotti della Strada dei Vini e dei Sapori “Città Castelli
Ciliegi”. All'interno della Rocca, inoltre, trova spazio anche il Museo
Civico “Arsenio Crespellani”. Quest'ultimo, nato nell'ultimo quarto
del XIX secolo, è sede della Fondazione Rocca dei Bentivoglio e comprende una
sezione preprotostorica con materiali dell'età del bronzo e del ferro delle
necropoli bazzanesi, una sezione romana e altomedievale con raccolte di
ceramiche e una sezione contemporanea contenente armi e divise risorgimentali.
Scheda Compilata da: Cetty Giuffrida
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